Dopo la doppietta di Mario Balotelli al Chievo-Verona, un gol su azione, il secondo, a freddo, a fine partita, con la seguente dichiarazione: “Il pubblico di Verona mi fa sempre più schifo”, anche la beffa.
Sulla linea che Balotelli sia uno scostumato, gli è stata infatti comminata una sanzione.
La storia, ancora una volta, si ripete: il pubblico fischia e indirizza cori razzisti, ma le reazioni, pur sdegnate, sono timide, non destano molto scalpore, i razzisti sono là, si sentono, si vedono, sono cose che non dovrebbero succedere…
In una società dove l’humus culturale è segnato dal velinismo, dall’antilacciuolismo e dalla gioia di vivere di stato, il razzismo, altro importante leit-motiv della compagine governativa, non può che essere tollerato e trovare applicazione pratica ovunque, tra i giovani, nelle amministrazioni pubbliche, negli stadi.
Non ci si può dunque meravigliare se il problema principale, quello del razzismo, viene fatto passare, gerarchicamente, dopo la scostumatezza.
Pochi giorni fa Antonio Tabucchi su Le Figaro diceva della Lega definito “Partito razzista”: “…Vanta la superiorità della “razza” ariana e detesta le altre (i neri, gli ebrei e, in particolare, gli arabi)…Le pare ammissibile, Signora Europa? ”.
Nell’attesa che rifiorisca la sana vigilanza democratica e antifascista dei tempi che furono, presente in ogni borgo d’Italia, efficacissimo deterrente contro ogni intolleranza, potremmo intanto cominciare a trattare di più di questo odioso fenomeno, che si presenta sotto forma di reintroduzione per via amministrativa delle leggi razziali del 1938 (vedi Trezzano), sollevando l’opportunità costituzionale dell’intervento prefettizio su questi enti, esattamente come avviene nei comuni del Sud (e anche del Nord), per motivi legati all’ingerenza mafiosa e, magari, perché no?, anche di qualche bella retata anti-razzista negli stadi.